DI
Flavio Iacones
È di certo uno
dei più preparati e affidabili personaggi della televisione
italiana, uno di quei “calabresi” che ha conquistato con la
sua professionalità l’intera penisola. Si, perchè Cesare
Lanza, ha abbandonato Cosenza 40 anni fà per seguire le sue
inclinazioni, e così nella vita oggi è un giornalista, già
direttore di vari quotidiani, opinionista, romanziere,
autore televisivo, regista e cinematografico, ed ha ancora
un universo di idee in testa e non sarà mai soddisfatto fino
a quando non le realizzerà tutte.
È stato e sarà un anno di intensi progetti
lavorativi. Andiamo per ordine : qualche mese fa ha
pubblicato il suo libro, “Caldo argento”. Di cosa parla?
E’ la storia di una donna matura, di bellezza e fascino
intramontabili, una donna atipica, a Milano, nella cornice
degli anni Settanta. Una cornice tenebrosa, tra attentati,
crisi economica e confusione politica, rapimenti,
ammazzamenti... Una fase storica vissuta con lo sguardo un
po’ cinico e un po’ inconsapevole dei salotti della città di
allora, un ambiente di cui la protagonista fa parte,
riscattandosi per la sua mente libera, la voglia di vivere e
di amare.
Attualmente è stato impegnato con “Questa Domenica”,
un nuovo programma diverso da quelli precedenti, e in prima
serata il reality “La Talpa”. Qual è il valore aggiunto che
lei in qualità di autore ha apportato a questi due
programmi?
Non spetta a me dirlo. Mi offrono, e ne sono felice,
incarichi importanti e cerco di dare il mio contributo.
Forse è un riconoscimento per la mia esperienza e la
saggezza senile, conquistata dopo tante esperienze, non solo
in televisione.
Il 17 ottobre è uscito nelle sale cinematografiche “La
Perfezionista”, che vede lei in veste di regista e
sceneggiatore del film. Una versione inedita della sua
“arte”?
Non mi considero un artista, ma un artigiano: quelli di una
volta, che lavoravano in bottega e lì imparavano dai padri e
insegnavano ai figli il mestiere. Volevo raccontare una
storia disperata, affrontare temi difficili come
l’eutanasia... Anche in questo caso non spetta a me il
giudizio. Posso dire che il film, come tanti altri lavori
italiani, non è stato compreso e di conseguenza neanche
sostenuto dalla distribuzione.
Mentre l’idea dell’Accademia di spettacolo e comunicazione,
Studio 254, com’è nata?
Proprio per il mio gusto, artigianale, di insegnare qualcosa
ai giovani: senza il fumo di troppe teorie, ma cercando di
prepararli ad affrontare la realtà.
A Febbraio invece l’impegno della nuova edizione del
Festival di Sanremo. Cosa sarà proposto di nuovo ai
telespettatori rispetto a quello degli ultimi anni?
Paolo Bonolis, il dominus, è un innovatore. E dunque ci
saranno novità, sia nella gara, sia nelle proposte di
intrattenimento e divertimento, sera per sera, da martedi 17
a sabato 21 febbraio.
Che legame ha con la Calabria, sua terra di origine?
Di recente ho avuto premi lusinghieri, dai Lyons e dal
Comune. Mi sento legatissimo alle mie radici, cito spesso il
mio indirizzo di nascita, via Rivocati 108, ogni volta che
posso torno a Cosenza con piacere. Mi piacerebbe viverci, se
si trovasse un’occasione adatta.
Che cosa ritrova nel suo carattere che è
implicitamente riconducibile alla Calabria?
La tenacia. Non arrendersi mai, battersi sempre. E anche
quel curioso senso dell’umorismo che abbiamo, un po’ amaro,
un po’ fatalista...
Ha anche in mente di realizzare qualcosa in questa
terra?
Con il mio amico Lucio Presta (cosentino come me, lui è nato
a cento metri da me, alla Riforma) abbiamo provato a portare
a Cosenza un grande Festival della televisione (avremmo
portato lavoro e potenzialità indotte, sulla base di u n
grande evento). Com’è noto, abbiamo incontrato ostacoli
burocratici. Per il futuro, chissà: mi piacerebbe che mi
fosse affidato un incarico di divulgazione culturale, mi
piacerebbe estendere qui la mia Accademia, occuparmi di
cinema e di teatro, promuovere nuove iniziative, soprattutto
girarci un film... Le idee ci sono, l’entusiasmo anche, ma
forse nessuno è profeta in patria.
Cosa le piace della “nostra” regione?
La schiettezza.
Come vede la sorte di questa terra così antica ma a
tempo stesso così “fragile”?
Sono pessimista. Al momento i giovani, per farsi largo, sono
costretti ad emigrare: esattamente come feci io,
quarant’anni fa. Grande responsabilità è della classe
politica, ma non sarebbe giusto addossare tutte le colpe ai
politici.
Che carattere ragazzi!!! Grazie Cesare per il tuo
carisma!!!
Finisce qui con Cesare Lanza la lunga serie di interviste
condotte durante tutto il corso dell’anno, e tra le mille
parole, le chiacchere, le rivelazioni, i sorrisi e le
nostalgie porterò sempre con me ogni singolo personaggio
intervistato, perchè ogni incontro non è stato un semplice
“botta e risposta” ma un regalo chiamato “spaccato di vita”
nel quale forse tutti quanti, lettori inclusi, abbiamo fatto
visita.