La televisione di oggi (e molti suoi protagonisti) raccontati
a DiTutto dal noto autore, regista e scrittore Cesare Lanza
"I CRITICI CON IL NASINO ALL'INSU' OFFENDONO I TELESPETTATORI"
"La De Filippi? Un genio. Giletti? Un funzionario del teleschermo"



di Antonio Vistocco

"I critici non capiscono quasi mai ciò che succede in tempo reale. Rossellini, De Sica, i maestri del neorealismo furono molto discussi, se non massacrati, da certi critici; anche Fellini, con La dolce vita... Poi, dopo qualche lustro, finalmente sono stati rivalutati come geni. Anche Maria De Filippi, nei territori televisivi, è un genio. I critici hanno il nasino o il nasone all'insù. E offendono milioni di telespettatori che seguono con passione e attenzione i programmi/bersaglio di altezzose stroncature". Parola di Cesare Lanza. Il noto autore televisivo, regista e scrittore, si racconta a DiTutto per parlare di un territorio che conosce molto bene, la televisione. Da autore Lanza è stato il "papà" di programmi di grande successo: è stato ideatore de L'Arena, spazio che tuttora va in onda all'interno di Domenica In e ha firmato, tra gli altri, anche Buona Domenica e Il festival di Sanremo del 2005 con Paolo Bonolis.

Karl R. Popper sosteneva che “una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto”. Sono passati tanti anni da quando il filosofo fece quell’affermazione. Secondo lei quanto c’è ancora di attuale in quella frase e quanto invece si può dire superato?
Il fondamento della democrazia e che tutti possano contare e che le maggioranze abbiano rispetto delle minoranze. In televisione dovrebbe essere rispettata istituzionalmente questa regola. Spesso non succede.

Cosa salverebbe della tv di oggi e cosa butterebbe via?

Non butto via nulla perché sono una persona di estrema curiosità. I telegiornali certamente, così come sono fatti, sono la voce del potere, del pasoliniano, profetico Palazzo: mi coinvolgono poco. Tutto il resto mi sta bene: in particolare le novità, ma anche certe riproposizioni del passato, mi attirano morbosamente. Rivedere Walter Chiari è un piacere dell’anima come seguire una partita di calcio in stile Sky.

Lei ha lavorato sia in Rai che in Mediaset. In questi anni le due aziende, soprattutto la Rai, si sono forse rincorse un po’ troppo. Oggi, con tra digitale terrestre e satellite, ogni italiano può già usufruire di maggiori canali. Cosa devono fare secondo lei i due principali gruppi per non smarrire la propria identità e soprattutto non perdere pubblico?
Non rinunciare a fare televisione generalista. Rai e Mediaset si rivolgono obbligatoriamente a milioni di telespettatori. L’altro suggerimento può apparire di impossibile realizzazione: non farsi vincolare da nessun potere, in particolare dalle intrusioni politiche; monitorare ogni giorno le esigenze della gente comune.

Lei è stato autore di programmi molto diversi. Da “Domenica In” a “Buona Domenica”, passando per “Il senso della vita”. Quali sono le regole che segue sempre quando affronta la scrittura di un nuovo programma?

Ho quattro riferimenti: l’editore, che mi ha dato un incarico e ha stabilito un patto di correttezza e lealtà con me; il pubblico, che può bocciarmi in qualsiasi momento: se non mi segue, l’incarico è immediatamente revocato; ovviamente, le leggi; infine, la mia coscienza. Non mi lascio influenzare da nient’altro, meno che mai dai critici.

Ora vorrei chiederle un parere su alcuni personaggi con cui ha lavorato. Iniziano da Paola Perego…

E’ una lombarda di grande classe e correttezza, una lavoratrice accanita, una perfezionista, sempre desiderosa di imparare e migliorare. Non ha divismi. Chissà, forse anche per questa serietà non ha riscosso finora i risultati che le spetterebbero per tutto ciò che ha fatto: il pubblico però l’ha sempre ripagata, non c’è un flop nella carriera di Paolina.

E di Paolo Bonolis che ci dice?

Bisogna prenderlo com’è. Uguale nella vita e nel lavoro. Un bambino geniale, straordinario per l’innocenza e per la crudeltà (infantile, inconsapevole). Come i bambini, non ama sentirsi contraddire: per fortuna, per istinto, ha quasi sempre ragione lui. Insomma, è un talento formidabile, allo stato puro. E’ pigro, gli bastano le qualità naturali. Se si applicasse anche, sarebbe mostruoso.

Con Massimo Giletti c’è stato un rapporto controverso ai tempi de “L’Arena”. Come valuta questo conduttore?
Giletti è un funzionario del teleschermo. Io inventai per lui “L’Arena” (ed è l’unica cosa che ha dimostrato di saper fare veramente bene, con successo, finora), ma non me ne è stato grato: anzi, ha attaccato a sproposito, senza motivo, gli artisti con cui ho lavorato successivamente. Peccato. Ma non mi stupisco, si sa che la gratitudine è il sentimento del giorno prima.

C’è un episodio della sua carriera che mi piace ricordare. Nell’ottobre del 1973 pubblicò su Il Mondo alcune dichiarazioni di Indro Montanelli, che portarono all’allontanamento del grande giornalista dal Corriere della Sera. Cosa ricorda di quella vicenda?
Fu un colpo che realizzai perché avevo subodorato che Indro, in dissidio con Giulia Maria Crespi (proprietaria allora del Corriere, e con il direttore Piero Ottone), stava maturando il progetto di rompere e di fondare un anti-Corriere. Nella mia intervista Montanelli vuotò il sacco e fu licenziato con un provvedimento incredibile. Gli sarebbe bastato smentire, come fanno molti che scagliano il sasso e ritirano la mano. Ma Indro era un uomo coraggioso e rincarò la dose con una successiva intervista, a Panorama. Quando mi incontrava mi diceva che ero stato la “levatrice” dell’operazione-Giornale.

Cosa l’ha spinta a realizzare il film “La perfezionista” dopo anni di carriera giornalistica e televisiva?
Ero un po’ stufo della televisione di intrattenimento e volevo raccontare una storia disperata, un a storia d’amore che mi aveva colpito molto. Il film tratta temi come l’eutanasia, le coppie di fatto, la ruvidezza di certi ambienti ospedalieri… forse per questo è stato boicottato nella distribuzione in sala. Per fortuna funziona il passaparola e ora “La perfezionista” sta facendo il giro d’Italia, e non solo, ben accolto a Milano come a Roma, Los Angeles, Rapallo, Alassio, Suverato, Praia a Mare…e altre decine di posti di accoglienza tra i più vari: cineclub, rassegne culturali, festival, ecc.

Ha intenzione di tornare ancora dietro la macchina da presa?
Magari. Ho prodotto io, con il mio socio e grande amico Lucio Presta, “la perfezionista”. Ora vorrei un produttore, un distributore… e potrei anche pensare a un film brillante. Ho in mente un soggetto provocatorio, un po’ sguaiato, sconcio.

Cosa l’ha spinta a creare l’Accademia Studio 254 volta alla formazione dei giovani alla comunicazione e allo spettacolo?
Mi piace scoprire talenti. Nel giornalismo ho lanciato verso i vertici tanti ragazzi ventenni ricchi di personalità, qualità, volontà. Mi piacerebbe fare lo stesso in tivu e nello spettacolo. I primi risultati, alla fin e della prima stagione, è eccezionale: ancor prima della fine dei corsi, la metà dei ragazzi stanno trovando richieste, proposte, opportunità reali.

Cosa le chiedono principalmente i ragazzi quando tiene le lezioni?

Come arrivare presto. E’ umano. Ma iol rispondo: dovete attrezzarvi bene, prepararvi, studiare, osservare, capire… La realtà che vi aspetta è aspra, difficile, tormentosa a volte.

Giornalista, scrittore, autore tv, docente e anche regista. Come si definirebbe Cesare Lanza?
Posso citare l’epitaffio che mi ha dedicato Massimo Donelli, direttore di Canale 5, ex mio allievo: “Da ragazzo sembrava un adulto, da adulto sembra un ragazzo.” Mi ci riconosco. Magari lo metto sulla lapide della mia tormba.


DI TUTTO, agosto 2009

 




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